L'Islam e i diritti della donna
dell’ex premier martire iraniano Mohammad Javad Bahonar.
Introduzione
La storia dei diritti e della libertà della donna è uno degli argomenti più in voga e maggiormente discussi degli ultimi anni negli ambienti culturali orientali: anche i paesi islamici hanno affrontato tale dibattito, e le differenti società hanno a riguardo punti di vista, positivi o negativi che siano, molto divergenti.
Talvolta la questione travalica i limiti del dibattito per entrare nella quotidianità dei comportamenti. Questa ricerca di libertà ed uguaglianza di diritti arriva talvolta, a torto o a ragione, a raggiungere limiti così sensazionali, tanto da arrivare ad essere pericolosa o generare repulsione.
Naturalmente in tali discussioni o comportamenti viene coinvolta anche la dottrina islamica, della quale vengono fornite le più svariate interpretazioni.
Alcuni affermano che l’Islam si oppone ad ogni libertà e progresso della donna, ritenendo che l’Islam consideri le donne totalmente alla mercé degli uomini, e le privi di ogni diritto o privilegio sociale. Secondo tale interpretazione, la donna non ha diritto alcuno alla proprietà o alla dignità personale, né alla scelta del proprio marito o del proprio destino.
Sempre secondo queste interpretazioni, la donna sarebbe privata del diritto all’istruzione, e dovrebbe restare rinchiusa in un angolo della casa, con gli occhi e la bocca chiusi, isolata dalla società, e soddisfare obbedientemente ogni richiesta del marito; condannata a vivere una vita miserabile, senza svolgere alcun ruolo nella società.
La vita decisa per lei sarebbe quella di una prigioniera indifesa, condannata a vivere ed a morire senza alcun diritto o dignità. Questa è, in sintesi, l’interpretazione che alcuni danno della concezione islamica dei diritti della donna.
Vi è poi un altro gruppo di estremisti che pensano di poter piegare l’Islam ai loro desideri e capricci e si industriano a dirigere le sacre Leggi dell’Islam in modo tale da accordarle ad ogni costo alle loro idee.
Essi pensano che l’Islam abbia garantito alla donna ogni sorta di diritti e libertà, permettendole di intervenire in ogni sfera della società, lavorando a fianco a fianco all’uomo: talvolta presente sui campi di battaglia, a volte come deputato al parlamento o come ministro; a rimboccarsi le maniche per lanciare un missile, comandare un esercito o firmare un trattato di pace.
Oltre a ciò, ella dovrebbe essere sempre disponibile a ballare in compagnia di uomini, abbracciare e baciare i suoi amici o semplici conoscenti o recarsi alla spiaggia o in piscina in bikini. Gli assertori di questi principi, per via della situazione sociale, preferiscono non negare apertamente le dottrine islamiche; tentano perciò, per quanto loro possibile, di piegare e interpretare le Leggi Islamiche conformemente ai loro obbiettivi.
Vi è infine un altro gruppo di persone che, senza la minima riserva o esitazione, dichiarano e tentano di perseguire apertamente i loro obbiettivi. Essi non si curano assolutamente del fatto che si sia in un paese islamico o che gli abitanti di questo paese seguano i principi dell’Islam: senza tenere conto di tutto ciò, agiscono allo scopo di realizzare le loro pretese e fantasie, forgiate sul modello dei paesi occidentali.
Quanto poi al perché questo tipo di dibattito sia effettivamente iniziato, ecco alcuni de motivi.
Cambiamenti nella posizione legale della donna in Europa
Nelle civiltà tribali e barbariche, la donna era considerata come una bestia subumana o come un oggetto per soddisfare gli istinti sessuali dell’uomo; le erano affidati soltanto compiti infimi e di nessuna importanza; era una schiava che viveva solo per essere sfruttata dall’uomo e soddisfare tutte le sue richieste, non era viva per godersi la vita o per esercitare i diritti e privilegi umani.
Nelle società successive, semi-barbariche o semi-civilizzate, la Donna continuò ad essere oggetto di dibattito, e opinioni differenti furono espresse riguardo alla condizione femminile:
- La donna è un’abominevole creazione del diavolo;
- Non possiede un’anima, né godrà di vita eterna;
- Le azioni della donna non sono accette da Dio;
- Essendo uno strumento di seduzione diabolica, deve essere torturata nel fisico;
- La morte, il veleno, il fuoco, i serpenti, sono rispetto a lei, un pericolo minore;
- Le neonate dovrebbero essere sepolte vive per esecrare la cattiva sorte;
- La donna è un essere umano, ma è stata creata soltanto per servire l’uomo.
Questi ed altri punti di vista simili sono stati espressi dagli antichi Romani, Ateniesi, Arabi e Franchi.
Le società civilizzate dell’Europa riconoscevano la donna come essere umano, ma le negavano il godimento di molti diritti: non la consideravano infatti cittadina dello stato, né le garantivano diritti personali. Si pretendeva inoltre che una donna accettasse per marito l’uomo scelto dal padre o dal tutore legale: era considerata come mezzo per soddisfare i desideri carnali dell’uomo e mantenuta per questo motivo. Da un lato doveva lavorare nei campi ed in casa, dall’altro soddisfare le passioni del marito; oltre a ciò non veniva in alcun modo protetta dalla legge.
Prima dell’avvento della rivoluzione industriale, le famiglie europee vivevano una vita semplice e modesta: le donne lavoravano in casa svolgendo le faccende domestiche e nella coltura dei campi, svolgendo talvolta in casa anche piccoli lavori artigianali. La vita sociale della donna, come del resto quella del marito e dei figli, era confinata entro le mura domestiche arricchite dall’affetto ed amore reciproco.
La rivoluzione industriale fece sorgere grandi complessi ed industrie pesanti. L’aumentata richiesta di forza-lavoro portò alla rottura dell’unità familiare. Donne e bambini dovettero abbandonare la calda atmosfera familiare dei loro villaggi per recarsi nelle città industriali. Le dure e tediose condizioni di lavoro, la rottura dell’unità familiare, la promiscuità tra uomini e donne sul posto di lavoro, la forza di stimoli sessuali da parte di entrambi i sessi, l’erosione del sentimento familiare, lo sfruttamento di donne inermi da parte di magnati desiderosi di soddisfare la propria lussuria, ebbero come risultato il proliferare della corruzione e prepararono il terreno per una rivoluzione nel campo del costume.
Le donne sentirono che l’onere del loro mantenimento ormai gravava sulle loro spalle, e che erano ormai loro negati i sentimenti ed i privilegi di una piacevole vita in famiglia. Avevano perso i loro mariti, i loro figli, il loro onore, la loro castità e tutto il resto. Si resero inoltre conto del fatto che, sebbene la guerra avesse fagocitato milioni di uomini e ragazzi, e gli industriali avessero urgente bisogno di donne per mantenere in attività le loro fabbriche, questi da parte loro non attribuivano loro alcun valore e seguitavano ad opprimerle, non pagando loro nemmeno salari adeguati.
La discriminazione tra uomo e donna continuava, e quest’ultima veniva trascinata sempre di più in ogni tipo di corruzione e degradazione morale.. Le donne indifese e prive di tutela, schiacciate dal peso di una simile vita, furono costrette ad accettare tali indegne condizioni di esistenza.
Esse sentivano di aver perduto tutto; dovevano lavorare sodo sopportare il fardello e tenere la bocca chiusa, dovevano tollerare la loro oppressione ed astenersi dal protestare. Apparentemente lavoravano a fianco degli uomini, ma di fatto non erano che bestie prigioniere di una manica di sfruttatori. Dovevano arrendersi ad ogni sorta di ingiustizia, accettare di lavorare sodo con turni disumani e con un salario misero.
I disagi causati da una tale situazione le portarono presto ad insorgere e protestare; i loro scioperi si concludevano però il più delle volte con arresti, pestaggi brutali ed anche uccisioni.
Infine, come risultato dei loro sforzi congiunti, tramite discorsi e scritti, riuscirono a far giungere le loro proteste alle autorità ed a penetrare nell’assemblea legislativa. Lentamente e gradualmente, non solo ottennero il diritto di ricevere uguale salario per uguale lavoro, ma ottennero l’eguaglianza di diritti con l’uomo ed il diritto di partecipare ad ogni tipo di attività.
Dobbiamo ora chiederci se questa libertà ed uguaglianza di diritti in tute le sfere di attività umana sia andata a beneficio o a detrimento della donna. Questo è un argomento in cui ci occuperemo in altra sede.
La “liberazione” della donna raggiunge i paesi orientali
L’Europa, mediante il suo sviluppo industriale raggiunse presto il predominio sul mondo intero, attirando l’attenzione di tutte le nazioni arretrate. I popoli orientali furono così impressionati dallo sviluppo europeo da ritenere che ogni cosa essi facessero fosse esemplare. Il loro cibo, il loro abbigliamento, il loro modo di pensare, la loro etichetta, la loro morale, le loro leggi il loro sistema di diritto pubblico furono considerati impeccabili e degni di imitazione. Si pensava che ogni cosa facessero e dicessero gli europei dovesse essere accettata a braccia aperte e ad occhi chiusi.
Taluni orientali ritennero opportuno abbandonare il loro modo di pensare, il loro modo di vivere, il loro rispetto umano, le loro ricchezze morali e materiali, la loro religione, i loro costumi locali e le loro tradizioni ai piedi degli europei e farsi imporre senza protesta alcuna i ceppi della schiavitù culturale.
Per via di questi allettamenti e della loro debolezza morale e spirituale, gli amanti dell’Occidente volsero ad esso lo sguardo, pronti a dare il benvenuto a tutto ciò che provenisse dall’Europa. I movimenti di liberazione della donna si fecero così strada nei paesi islamici, dove furono accolti come uno dei frutti dei positivi contatti con l’Occidente, dimenticando che essi erano il frutto di circostanze particolari e storiche, mai presentatesi nei paesi islamici, che avevano determinato questo tipo di movimento.
L’Islam, nel corso di quattordici secoli, aveva protetto la dignità della donna, garantendole tutti i diritti umani e privilegi propri al suo status naturale. Discuteremo pertanto nei dettagli in che modo l’Islam ha concesso al sesso femminile una posizione privilegiata, conferendole un ruolo conforme alla sua costituzione psicofisica.
Va sottolineato il fatto che le condizioni peculiari della rivoluzione industriale, quelle condizioni che portarono alla disgregazione della famiglia, alla oppressione ed alla rivolta delle donne, alla rivoluzione del 1848, non sono mai esistite nel mondo islamico. Fu solamente la smania di imitare tutto ciò che l’Europa andava facendo, a condurre taluni musulmani a seguire la corrente: qualsiasi cosa fanno gli Europei- essi pensavano- deve essere seguito come un comandamento divino. D’altra parte, in tutto ciò vi fu anche una rimarchevole influenza di desideri carnali e sensuali. Tutti questi fattori portarono alla nascita di un gruppo che iniziò a combattere per la cosiddetta “liberazione della donna”. Essi si radunarono attorno a questo slogan, con i risultati che ancora oggi possiamo constatare.
La relazione fra la costituzione naturale della donna ed i suoi diritti
Affrontando ora questo argomento basilare, dobbiamo discutere il problema dei diritti della donna dal punto di vista islamico, tenendoci lontani dai fanatismi e dai pregiudizi dei fautori della ‘civilizzazione’. Consideriamo dapprima brevemente l’uomo e la donna dal punto di vista della loro costituzione biologica e psicologica, per vedere se in questo ambito vi siano differenze fra i due sessi. Se tali differenze esistono, sono tali da richiedere speciali limitazioni e diritti relativi soltanto all’uno o all’altro sesso? E se tali differenze legali esistono, sono forse incompatibili con il rispetto umano e la difesa della personalità dei membri dei due sessi?
Il mondo è pieno di oggetti e fenomeni differenti, ognuno dei quali possiede caratteristiche che lo distinguono dagli altri; ognuno ha limiti e qualità specifiche che gli conferiscono grazia ed eleganza. C’è varietà fra gli animali, tra flora e fauna, come pure fra individui della stessa specie. Egualmente, gli esseri umani posseggono caratteri specifici.
Le differenze fra le specie sono profonde, mentre quelle tra individui della stessa specie sono superficiali; in ogni caso però due individui non sono mai simili sotto tutti i punti di vista, al punto che le impronte digitali sono sufficienti a distinguere un individuo dall’altro. È possibile osservare differenze tra gli esseri umani quanto ai loro pensieri, capacità, sentimenti, qualità fisiche e mentali, intensità di istinto, aspetto esteriore, altezza, peso e ad altri fattori interni ed esterni. L’effetto di tali differenze superficiali è testimoniato dallo stato e dal rango che ogni individuo raggiunge nella società. Ognuno di essi partecipa infatti al funzionamento della società sulla base dei propri talenti e delle circostanze. La varietà delle doti naturali è in grado di soddisfare tutti i bisogni sociali e di perpetuare il ciclo vitale.
Quanto all’uomo e alta donna, vi sono talune differenze sostanziali che separano i due sessi, generando funzioni e compiti diversi. Per quel che concerne la struttura fisica, l’uomo è in media dotato dì nervi e muscolatura più ampia, maggiore altezza, peso e mole del cervello. Ciò dimostra in maniera evidente che l’uomo è adatto ai lavori più ardui ed impegnativi.
La parte del cervello connessa alle emozioni ed ai sentimenti è più sviluppata nella donna, mentre quella connessa al pensiero ed alla volontà è più estesa nell’uomo. Si può d’altra parte notare che la donna, per la sua conformazione fisica, è dotata di organi che le permettono la gestazione e l’allattamento; questo semplice fatto è già sufficiente a dimostrare che l’allevamento della prole è incombente su di lei.
L’allevamento della prole richiede forza e ricchezza di sentimenti, in modo che tutte le esigenze crescenti e incessanti del bambino possano essere soddisfatte. Senza dubbio la donna, oltre che della sua conformazione fisica è stata dotata dalla natura dei corrispondenti sentimenti di amore e di affetto per i figli. Ciò mantiene ordine e disciplina nella vita umana.
E’ un fatto indubitabile che la donna mostra di possedere maggiore affetto e sentimenti più dolci rispetto all’uomo, e questo é sufficiente a dimostrare la sua speciale responsabilità nella società. Da questo punto di vista non vi è bisogno di alcun’altra prova elaborata.
Il ruolo del pensiero e dei sentimenti
L’affetto è un sentimento profondo e tenero che crea un senso di tolleranza, di coraggio e di pazienza. Nasce spontaneamente ed ha effetti immediati. È un sentimento che non ha bisogno di decisioni o di lunghi preliminari per svilupparsi. I suoi obiettivi sono realizzati facilmente, senza bisogno di una lunga programmazione. In altre parole l’affetto è un profondo interesse ed una forte passione, superficiale e privo di salde radici, ma al contempo lodevole e delicato. Il pianto o il sorriso di un bambino smuovono immediatamente l’affetto di sua madre, ed è a causa di questo profondo affetto che le pressanti esigenze del bambino sono incessantemente soddisfatte.
I lamenti ed i sospiri di un paziente potranno turbare soltanto un cuore sensibile, il quale provvederà alle cure incessanti che gli sono necessarie.
La vista degli incessanti sforzi compiuti dall’uomo per la sua sopravvivenza, la sua fronte sudata, il suo aspetto esausto, de staranno inevitabilmente l’affetto della donna. È per via di questo sentimento che ella tenta di fare della sua casa un rifugio di felicità, affinché gli sforzi compiuti da suo marito nel corso del lavoro quotidiano possano essere compensati dalla calma e dall’affetto dell’intimità familiare. È all’ombra di quest’affetto e di questi sentimenti di amore che l’uomo scorda le sue fatiche. È il senso estetico della donna a prendersi cura dell’abbigliamento di suo marito e dei suoi figli, ed a conferire un tocco di eleganza alla casa, onde renderla più accogliente.
D’altra parte la lotta per l’esistenza impone lungimiranza e perseveranza, entrambe le quali richiedono consapevolezza. Il sentimento non può tollerare di contemplare i suoi obiettivi a lunga distanza, non può celare nell’intimo un desiderio che porterà frutto dieci anni dopo, essendo sino a quel momento del tutto simile ad un mito o ad una favola. Esso non è in grado di procedere con lungimiranza, di aprirsi a fatica la strada verso il successo. Di fronte a tali difficoltà, lo spirito emotivo non può ceto sentirsi a suo agio. L’arduo sentiero della vita richiede tenacia e perseveranza, una forte determinazione a non arrendersi e a tirare avanti che travalica emozioni e sentimenti
È attraverso tali difficoltà che l’uomo deve aprirsi la strada per il raggiungimento del benessere e della prosperità. È compito dell’uomo difendere la sua famiglia dai pericoli della vita, sia tagliando alberi nella giungla che costruendo apparati industriali, sia combattendo sul campo di battaglia che occupandosi del governo e dell’amministrazione della società.
Tutto ciò richiede duro lavoro, ponderatezza e perseveranza. Nulla di ciò può essere conseguito con i sentimenti, le emozioni o le aspirazioni più tenere. Poiché ogni tipo di organizzazione possiede interessi peculiari, la gestione dei vari aspetti della vita richiede qualità differenti: talvolta raziocinio e talaltra simpatia; sensibilità e tenerezza in certi casi, forza e decisione in altri.
Poiché tutti gli ingranaggi della società debbono essere in costante movimento, la creazione ha dotato ogni uomo ed ogni donna di una particolare costituzione. Ognuno di essi possiede il suo giusto valore e trova la sua corretta applicazione nell’ordine naturale e sociale.
Malgrado le possibili differenze, nessun tipo di personalità deve venire disprezzata. Ognuno è in grado di ricoprire il suo ruolo specifico.
Quanto al punto di vista fisiologico e psicologico, riteniamo sufficiente ciò che abbiamo esposto sin qui.
Eguaglianza di diritti fra uomo e donna secondo il punto di vista islamico
L’Islam considera l’uomo e la donna eguali quanto ai loro diritti basilari. Non solo riconosce ad entrambi la loro personalità, ma li considera eguali per quanto attiene ai diritti ed ai privilegi propri alla specie umana. I seguenti Versetti del Corano rafforzano questa affermazione:
“O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda. Presso Allah, il più nobile di voi è colui che più Lo teme” (49:13)
“In verità non farò andare perduto nulla di quello che fate, uomini o donne che siate, ché gli uni vengono dagli altri” (3:195)
“I credenti e le credenti sono alleati gli uni degli altri. Ordinano le buone consuetudini e proibiscono ciò che è riprovevole, eseguono l’orazione pagano la decima e obbediscono ad Allah e al Suo Messaggero. Ecco coloro che godranno della misericordia di Allah” (9:71)
“In verità i musulmani e le musulmane, i credenti e le credenti, i devoti e le devote, i leali e le leali, i perseveranti e le perseveranti, i timorati e le timorate, quelli che fanno l’elemosina e quelle che fanno l’elemosina, i digiunatori e le digiunatrici, i casti e le caste, quelli che spesso ricordano Allah e quelle che spesso ricordano Allah, sono coloro per i quali Allah ha disposto perdono ed enorme ricompensa” (33:35)
“O credenti, non scherniscano alcuni di voi gli altri, ché forse questi sono migliori di loro. E le donne non scherniscano altre donne, ché forse queste sono migliori di loro. Non diffamatevi a vicenda e non datevi nomi ingiuriosi” (49:11)
“Abbiamo imposto all’uomo di trattare bene i suoi genitori: lo portò sua madre di travaglio in travaglio e lo svezzò dopo due anni: ‘Sii riconoscente a Me e ai tuoi genitori’” (31:14)
“Esse [le donne] sono una veste per voi e voi siete una veste per loro” (2:187)
“Agli uomini spetta una parte di quello che hanno lasciato genitori e parenti; anche alle donne spetta una parte di quello che hanno lasciato genitori e parenti stretti” (4:7)
“Non invidiate l’eccellenza che Allah ha dato a qualcuno di voi: gli uomini avranno ciò che si saranno meritati e le donne avranno ciò che si saranno meritate” (4:32)
“Flagellate la fornicatrice e il fornicatore , ciascuno con cento colpi di frusta e non vi impietosite [nell’applicazione] della Religione di Allah, se credete in Lui e nell’Ultimo Giorno” (24:2)
“Di’ ai credenti di abbassare il loro sguardo e di essere casti. Ciò è più puro per loro. Allah ben conosce quello che fanno. E di’ alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare” (24:30-31)
“Quanto al ladro ed alla ladra, taglia ad entrambi la mano, come ricompensa del loro crimine e punizione esemplare che proviene da Allah” (5:38)
Questi Versetti sono stati citati soltanto come esempio, poiché ve ne sono molti altri che s’indirizzano all’uomo e alla donna specificando le rispettive mansioni. Oltre a questi, vi sono centinaia di Versetti che iniziano con espressioni come:“O gente!” “O credenti”, riferendosi sia agli uomini che alle donne.
I Versetti sopraccitati vogliono dire in sintesi che sia gli uomini sia le donne sono esseri umani, e da entrambi ci si aspetta che seguano l’Islam, siano fedeli ed obbedienti. La giusta ricompensa, cioè il Paradiso e la grazia di Dio, è promessa ad entrambi. Entrambi hanno poi doveri comuni da osservare, come la Preghiera rituale, il digiuno, la Zakat, l’esortare al bene ed il vietarsi il male. Il criterio della loro superiorità è quello della pietà e del timore di Allah.
Le virtù morali, come la tolleranza, l’umiltà, la veridicità, la carità, sono desiderabili (mustahab) in entrambi. Ad entrambi è poi egualmente richiesto di osservare la castità e di tenere gli sguardi abbassati, mentre vizi come atti osceni, calunnia e maldicenza sono riprovevoli in entrambi.
Entrambi hanno diritto di eredità. Sia l’uomo che la donna hanno diritto alla proprietà ed al suo uso. Il padre e la madre meritano estremo rispetto. Sia l’uomo che la donna sono responsabili dei loro atti, che verranno ricompensati come meritano, entrambi sono poi eguali di fronte alla Legge e debbono essere puniti per i crimini da loro commessi. Se, infine, vi sono alcuni punti della Legge svantaggiosi per la donna, la legge stessa compensa in altri suoi aspetti tale svantaggio.
Altri Versetti del Corano menzionano isolatamente i diritti della donna ed ingiungono all’uomo di non violarli. In taluni passi è poi criticato l’atteggiamento della cultura pre-islamica nei confronti delle donne; ad esempio un Versetto condanna l’uso di seppellire vive le neonate con le parole:
“E quando verrà chiesto alla [neonata] sepolta viva per quale colpa sia stata uccisa” (81:8-9)
Oltre a ciò, il Corano narra la vita di ben dodici donne molto importanti nella storia della religione. Persino uno dei capitoli del Corano è chiamato Surat an-Nisa’ (Capitolo delle donne) e le donne sono in esso lodate.
Abbiamo così svolto un’introduzione generale riguardo al modo in cui i diritti dell’uomo e della donna sono presentati dal Corano. Con ciò abbiamo posto le basi per un ulteriore dibattito.